Un bel giorno Encelado, fratello maggiore dei giganti, decise di compiere la scalata al cielo per togliere il potere a Giove e comandare in sua vece. Encelado aveva una bocca interminabile che pareva una fornace. Quando si arrabbiava, buttava fuori scintille di fuoco, le quali gli bruciacchiavano la barba e i capelli, che però ricrescevano dopo un momento più folti di prima. Per aiutarlo a salire al cielo i giganti minori posero uno sull'altro i cucuzzoli dei monti più alti. Erano quasi arrivati al trono di Giove quando questi, irato per tanta arroganza, con un fulmine colpì il cumulo delle montagne che rotolarono di qua e di là schiacciando i corpi dei ribelli. Encelado, ridotto a pezzi, restò sepolto sotto l'Etna. Cominciò a buttare fuori dalla bocca fiamme, faville, fumo e brace, che salirono fino al cucuzzolo dell'Etna, da cui uscirono emettendo un rombo violentissimo. Poi Encelado improvvisamente si calmò. Ma la rabbia del gigante, rimasto immobile sotto la montagna, non si è ancora placata e di tanto in tanto esplode emettendo colate di fuoco.